Non c’è dubbio che per imparare ad andar per mare con sicurezza e disinvoltura bisogna per forza frequentare il mare e andare in barca. Ma la sola conoscenza pratica non necessariamente assicura quelle condizioni. Come in qualunque altro settore di apprendimento, una conoscenza di base acquisita a terra, parallelamente (e in certi casi in precedenza) all’attività marinara, aiuta ad accrescere la propria esperienza, maturandola e migliorandola sulla base delle esperienze altrui.
Andar per mare è come andare in un paese che non si conosce e, prima di visitarlo, la cosa migliore è informarsi e imparare la lingua, anche se alla fine, solo recandosi più volte in quel paese si potrà raggiungere, via via, la piena conoscenza del luogo e del modo di comunicare.
Così, acquisendo conoscenze di base sicure e condivise dalla famiglia dei marinai (corso per la patente nautica compreso), ci aiuta a capire e ad affrontare la variabilità delle condizioni marine, permettendoci di adottare le misure migliori per una più corretta e sicura conduzione della barca.
Sono proprio queste ragioni che ci inducono a presentare alcune modeste note riguardanti la vita in barca. Anche queste, come accennato sopra, sono in parte frutto delle proprie limitate esperienze e molte altre derivate da esperienze altrui, pubblicate in varie riviste del settore o in libri di navigatori più o meno famosi, ma comunque desiderosi di condividere quelle loro esperienze con i “colleghi”.
Dal momento che molti scritti in lingua originale non sono stati tradotti e pubblicati in Italia, e quelli italiani sono sparsi tra varie fonti, abbiamo provato a riassumere alcuni temi che troverete disponibili di seguito. Tuttavia, come succede anche in tanti altri settori, le cose, frutto di esperienze personali (nostre e altrui), possono non essere sempre condivisibili. Un bravo marinaio sa che eventuali differenze di opinione sono spesso le benvenute e non è quasi mai sbagliato farne oggetto di confronto. A volte è proprio il confronto che arricchisce il bagaglio della nostra esperienza e ci rende migliori.
Lo spazio vitale
Quando stiamo per intraprendere una crociera in barca a vela dobbiamo tenere presente che, a differenza di una vacanza tradizionale, potremmo andare incontro a due piccole problematiche: la relativa mancanza di spazio e l’obbligo di convivere con altre persone in questi spazi ristretti.
Ricordiamoci sempre che è bello poter vivere una vacanza con serenità e in amicizia con le persone che sono con noi a bordo, per cui non lasciamo a casa un po’ di (a volte tanto) spirito di adattamento che permetterà di risolvere al meglio ogni piccolo inconveniente!
Per evitare i problemi legati allo spazio, ricordiamoci di portare il minimo necessario, evitando le valige rigide, impossibili da stivare e altre borse particolarmente ingombranti. Meglio optare per borsoni facilmente ripiegabili da poter riporre nei gavoni. E non occupiamo lo spazio comune con oggetti personali (indumenti, salviette, asciugamani, scarpe, ecc).

Acqua ed elettricità
Un altro concetto che bisogna aver ben chiaro in mente è che, in barca, l’acqua e l’elettricità sono risorse importanti e limitate e, lontano dai porti, è bene farne un uso parsimonioso.
Evitare di tenere aperti i rubinetti più dello stretto necessario e utilizzare il flusso minore possibile (con “un filo” d’acqua si possono effettuare tutte le comuni operazioni di lavaggio). Questo permetterà di vivere in mare più a lungo indipendenti da porti e marina che, almeno nel periodo estivo, sono spesso non disponibili e oltremodo dispendiosi.
Ricordiamoci che una barca piccola può disporre al massimo di 100-200 l d’acqua mentre una barca a vela grande trasporta nei serbatoi sui 500-700 litri di acqua, che in relazione al numero di persone a bordo non è tanta e, se utilizzata con un’ottica domestica e non marina, scompare in un tempo sorprendentemente breve.
Il problema è limitato quando si è in porto, se in banchina è disponibile un rubinetto, ma diventa un problema se si decide di rimanere a dormire all’ancora in qualche bella caletta magari per più di una notte.

Per quanto riguarda l’energia elettrica, le barche a vela hanno una serie di batterie a 12V che forniscono energia durante la navigazione a vela, alimentando tutti i sistemi della barca, compreso frigorifero, GPS cartografico, timone automatico, luci di navigazione, pompe dell’acqua.
Mentre in porto, se presente la colonnina, l’impianto viene collegato ad una normale presa a 220V per ricaricare le batterie, in navigazione o all’ancora le batterie sono ricaricate da pannelli solari o generatore diesel. I pannelli sono più ecologici ma di capacità limitata. I generatori non hanno questa limitazione ma il loro utilizzo in una baietta disturba non solo gli occupanti della barca, ma anche tutti i vicini di ancoraggio (usare con discrezione!).
Dormire in barca
Una volta saliti a bordo vi saranno mostrate le cuccette disponibili, in base al tipo di barca che vi ospita, in cabine separate nelle barche di maggiori dimensioni o in ambiente unico negli scafi più piccoli.
Anche in questo caso bisognerà appellarsi al sano spirito di adattamento e abituarsi fin da subito all’idea di dividere l’eventuale cabina con una persona che non si conosce, ma che è li per vivere la nostra stessa esperienza. Ognuno porterà biancheria e asciugamani personali (consigliato un sacco a pelo, estivo o invernale secondo il caso, con sacco-lenzuolo e federa per il cuscino).

Utilizzo del bagno

Le barche a vela sono dotate di un wc dall’aspetto simile a quello di casa, ma con un funzionamento molto diverso. L’acqua di mare utilizzata viene richiamata ed eliminata per mezzo di una pompa quasi sempre manuale che scarica tutto all’esterno (se in alto mare) o in un serbatoio per acque nere (se in porto o entro le 3 miglia dalla costa).
Le tubazioni che compongono il sistema hanno un diametro relativamente piccolo e bisogna evitare di intasarle gettando carta igienica in abbondanza o altri oggetti nel wc.
Anche in presenza di pompa elettrica vale comunque lo stesso principio.
Sempre per ragioni di sicurezza, le valvole che permettono l’afflusso d’acqua (presa a mare) e lo scarico (scarico a mare), in navigazione devono essere sempre chiuse e aperte solo per il tempo strettamente necessario al loro utilizzo.
In navigazione

Quando si naviga la prima volta a vela le sensazioni che si provano sono contrastanti.
Si entra in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo tutti i giorni, il tempo sembra dilatarsi, il rumore meccanico che siamo abituati ad associare alla propulsione scompare eppure la barca si muove, e non solamente in avanti.
Rollio, beccheggio, sbandamento in maniera che può risultare allarmante per chi non è abituato è invece il modo normale di procedere per una barca a vela, concepita per navigare inclinata su un fianco fino a controbilanciare la pressione del vento sulle vele con la forza di raddrizzamento dello scafo e della zavorra.
In queste condizioni si cammina e si sosta solo dalla parte sopravento e tenendo ben presente, quando in movimento, l’antica regola “Una mano per la barca e una per noi!”
In caso di maltempo
In caso di cattivo tempo ogni skipper ha regole ben precise a cui sottostare.
È compito dello skipper informarsi quotidianamente delle previsioni meteorologhe, tenendosi sempre aggiornato ascoltando bollettini e avvisi sulla radio di bordo o a mezzo internet se disponibile (o affidandosi solo al barometro e all’osservazione del cielo se obbligato). In caso di condizioni di mare proibitive o previsioni meteo avverse, un buon skipper preferisce rimanere in porto piuttosto che sottoporre il proprio equipaggio (e la barca) ad una navigazione stressante e pericolosa.
Bisogna tenere presente che spesso le condizioni che troviamo in un porto o in una baia riparata, non rispecchiano quelle che si possono trovare in mare aperto o, più semplicemente “al di fuori del luogo riparato” in cui siamo. È quindi fondamentale per la sicurezza e l’armonia di bordo accettare le decisioni dello skipper. Nel caso si dovesse rimanere fermi non sollevate obiezioni. Anche il cattivo tempo fa parte del gioco!
Rimedi per il mal di mare
Non esiste uomo o addirittura lupo di mare che non abbia, almeno una volta in vita sua, sofferto il mal di mare. Quindi, chiunque abbia un minimo di esperienza in barca sa cosa vuol dire non stare bene e non dobbiamo vergognarci: nessuno a bordo vi prenderà mai in giro per un po’ di mal di mare!

Come fare? La tradizione marinara è piena di rimedi casalinghi: mangiare acciughe salate, bere succo di limone, fissare un punto all’orizzonte…
Una cosa è fondamentale: restare all’aria aperta, non scendere sottocoperta se non per sdraiarsi. Se sopraggiunge un certo malessere, delegare qualsiasi spostamento a chi ha un piede marino più consolidato.
Evitare di abbuffarsi, di mangiare pesante e di bere troppi alcolici; per una colazione a prova di mal di mare preferire i solidi e i salati. Via libera a spuntini frequenti con salatini, formaggini, salamini, cracker…
Rimanere ben coperti perché il freddo scatena il mal di mare.
Ai primi sintomi di mal di mare cercare di distogliere l’attenzione dal malessere; fatevi affidare un compito all’aria aperta e concentratevi su quello.
Ricordate inoltre che la parte centrale della barca è la più stabile!!!
Se il mal di mare prende il sopravvento, rigettate sottovento (farlo sopravento serba amare sorprese…), sdraiatevi, tenete gli occhi chiusi e cercate di dormire.
In commercio esistono numerosi farmaci per curare le nausee, ma devono essere assunti un paio d’ore prima della navigazione, altrimenti non hanno alcun effetto. Attenzione, questi farmaci possono indurre sonnolenza.
Com’è stata la tua prima volta in barca? Raccontacelo con un commento!