La presa di una mano di terzaroli viene di solito percepita come un’azione complicata da chi è alle prime armi, sia per l’alto numero di elementi che entrano in scena, sia per le condizioni meteo che vanno peggiorando. In questo articolo scoprirai che in realtà con qualche accorgimento si tratta di una manovra molto semplice. Cominciamo!
Quando va presa una mano di terzaroli?
Non esiste una risposta univoca alla domanda, devi prendere in considerazione alcuni comportamenti della barca come lo sbandamento eccessivo, la tendenza dello scafo a orzare, e il timone sempre più rigido. Questi segnali sono molto più evidenti in un andatura di bolina, dove il vento apparente e le condizioni del mare sono maggiormente avvertibili, mentre un andatura portante potrebbe indurti a sottovalutare la situazione perchè le condizioni all’apparenza sembrano più calme.
Nella mia esperienza ho notato che la manovra viene sempre rimandata più a lungo possibile fin quando non è evidente che qualcosa non va e a quel punto diventa molto più difficile per l’aggravarsi delle condizioni. Occorre quindi che tu cerchi di valutare la situazione con occhio più oggettivo possibile, e agisca con il massimo anticipo. Tra la gente di mare circola un detto che da una risposta semplice e per questo efficacissima alla questione: la mano di terzaroli va presa quando ci sfiora per la prima l’idea di ridurre la vela.
Va aperta una piccola parentesi per quanto riguarda i catamarani da crociera. Il catamarano non sbanda e i segnali sono molto più difficili da cogliere, quindi il costruttore solitamente fornisce una comoda tabella che indica le condizioni di vento limite per ogni mano di terzaroli.
Terminologia della presa di terzaroli
Circuito della borosa: è la manovra corrente che una volta cazzata permetterà di creare un nuovo punto di scotta esercitando una pressione verso il basso e verso poppa sulla randa. Le barche recenti hanno un doppio circuito di borosa, in cui la bancarella di prua viene sostituita da una seconda puleggia che permette di effettuare la manovra senza dover andare fisicamente all’albero.
Brancarelle: si trovano solo nelle barche meno recenti e sono delle aperture ad anello vicino all’inferitura che diventeranno il nuovo punto di mura della randa.
Gancio di trozza: si tratta di un gancio posto dove il boma incontra l’albero, va infilato dentro le brancarelle per esercitare una pressione verso il basso quando la drizza verrà nuovamente cazzata.
Matafioni: nella maggioranza delle barche troveremo un lazy bag che accoglie la pancia della randa in eccesso, ma in sua assenza dovremo neccessario avvolgere la vela con dei nastri, detti appunto matafioni.

La presa di una mano di terzaroli in dieci mosse
- Seguire un andatura di bolina stretta
- Lascare scotta, vang e cunningham
- Cazzare l’amantiglio
- Lascare la drizza
- Collegare il gancio di trozza alla brancarella
- Cazzare la borosa
- Cazzare la drizza
- Fissare la randa avanzata con i matafioni
- Regolare scotta vang e cunningham
- Lascare l’amantiglio
1) Il momento di ridurre è arrivato, il vento rinforza e la barca non ti risponde come dovrebbe. Assicurati che le borose siano armate, che i membri dell’equipaggio siano consapevoli dei propri ruoli e assicurati alla life line. La prima cosa da fare è togliere potenza alla randa in modo da poterla ammainare in comodità. Orza fino a raggiungere la bolina stretta al limite con l’angolo morto.
2) Mentre il fiocco continua a portare lasca la scotta e il vang in modo che la randa fileggi. Se fosse presente non dimenticare di lascare il cunningham che tende l’inferitura.
3) Siccome stai per ammainare la vela, è necessario tesare l’amantiglio o il boma verrà giù lascando la drizza.
4) Lasca la drizza della randa, in modo che sia il punto in cui passa la borosa a poppa che le brancarelle siano adagiati sul boma.
5) Se la barca è dotata di borosa a doppio circuito puoi ignorare questo passaggio. Se invece la barca ha qualche anno, una devi andare all’albero e infilare il gancio di trozza dentro la brancarella in modo da creare il nuovo punto di mura.
6) Cazza la borosa fino a fine corsa, per tesare la randa verso poppa e verso il basso in modo da creare il nuovo punto di scotta. Se è presente un doppio circuito cazzando la borosa anche l’inferitura della randa verrà tesata verso il basso.
7) Cazza la drizza della randa fino a quando l’inferitura non è ben tesa. A questo punto la randa assumerà di nuovo una bella forma triangolare senza pieghe.
8) Se la barca è dotata di lazy bag la vela in eccesso ci si adagia dentro comodamente. Se invece ne è sprovvista devi assicurare la randa avanzata al boma tramite i matafioni. È sicuramente la fase più delicata perché richiede di muoverti sul ponte in condizioni impegnative, perciò va effettuata con la massima cautela.
9) Regola la scotta e il vang (ed eventualmente il cunningham) e la randa tornerà nuovamente a lavorare in modo ottimale.
10) Lasca l’amantiglio per lasciarlo in bando e la manovra sarà terminata.
Come puoi vedere con qualche accorgimento la manovra viene semplificata notevolmente. Installando un lazy bag e un un doppio circuito di borosa potrai svolgere tutti i passaggi senza uscire dal pozzetto, riducendo al minimo i rischi soprattutto se procederai con tempestività finché le condizioni saranno favorevoli.
E tu hai qualche altro accorgimento per prendere una mano di terzaroli? Faccelo sapere nei commenti!